giovedì 28 novembre 2013

L'amore al tempo del Midazolam

I pazienti mi piacciano dormienti. Seriamente, se non fosse così non farei il mio lavoro. Probabilmente sarei un medico di base, o uno psicoterapeuta (no neanche agli psichiatri piacciono i pazienti del tutto svegli), o un medico di base psicoterapeuta (giuro che ne conosco). 
Un po' per l'ambiente asettico, un po' per l'ansia per l'intervento i pazienti arrivano da noi agitati e poco loquaci. L'usanza per metterli a proprio agio è il cosiddetto spritz, ovvero la preanestesia, a cui alcuni reagiscono disinibendosi completamente o con grandi perle di saggezza.
M. è un ragazzo di trent'anni ed è nella sala delle sfighe. La neurochirurgia. Sono tutti ragazzi giovani con problemi enormi e troppi parenti stretti. Troppi. M alla consueta affermazione "pensi a qualcosa di bello" mi risponde "sa dottoressa voglio sognare la mia ragazza. E' bellissima, una strafiga! Non so neanche come abbia fatto a finire con me. Deve essere operata anche lei, le ho detto che le spiano la strada. Dottoressa mi faccia tornare da lei, sono nelle sue mani". Lo addormento con un groppo in gola. Tornerà da noi, il problema è solo tempistico. 
G invece è un vecchiotto bresciano sulla novantina (anche se ne dimostra almeno quindici di meno). Scopro che è finito qui perchè qualcuno dei suoi innumerevoli nipoti lavora in ospedale. Mi racconta che ha tre figli e una serie di nipoti di cui ho perso il conto. E' un agricoltore e lavora ancora nella sua cascina. E' di quelle persone che ti dice di non avere niente, ma in realtà non è mai andato dal medico in vita sua. "Sai dottora, fai un bel lavoro che voglio tornare da Margherita. Siamo sposati da cinquantasette anni ed è la moglie migliore del mondo. Non la cambierei con nessun'altra"
E fa il vigile del fuoco ed è terrorizzato. La voce gli trema quando confessa di aver promesso ai suoi tre figli che non avrebbe avuto paura "sono nelle vostre mani fatemi tornare da loro"

La maggior parte delle volte vorrei avere più filtro. Molto più filtro.

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