giovedì 24 ottobre 2013

Capita

Capita di laurearsi, capita di scontrarsi con il sistema, con i baronati, con il fatto di essere figli di un dio minore.
Capita di fare tre mesi di tirocinio, di abilitarsi e di capire, nel caso non te ne fossi ancora reso conto, di non sapere nulla.
Capita di cambiare vita, città e abitudini senza neanche rendertene conto. Capita di trasferirti per inseguire un sogno.
Capita di lasciare un gruppo di amici che sai che ti sosterrà ogni cosa ti capiti e di sentirli appena puoi, perchè ti mancano moltissimo. Ma ti rendi conto che non è più la tua vita.
Capita di lasciare una famiglia disfunzionale e tornare solo sì e no ogni tre settimane rendendoti conto che senza di te non è meglio, ma in fondo non è neanche peggio, e per quanto dicono sopravviveranno.
Capita di cominciare il lavoro che hai sempre sognato e scontrarti tutti i giorni con la realtà. Capita di renderti conto che fai il lavoro migliore e peggiore del mondo. Capita che dopo solo un paio di mesi tu abbia già deciso che non terrai il conto dei morti, perchè sono troppi. Capita di ricordarti di tutti i tuoi morti, e delle famiglie che li hanno accompagnati. Capita di trovarti a spiegare che no, tuo marito che ha smesso di farsi da vent'anni e con cui hai un bimbo di tre anni non ne uscirà bene. Per niente. E capita che tu non riesca a fare del tuo meglio con una tossicodipendente che consuma propofol come se fosse coca cola: un rutto e via. Capita chi per attirare l'attenzione si cosparge di benzina e si da fuoco, lasciando dietro di sè una famiglia distrutta.
Ma capita chi si sveglia osannando l'anestesista e capita chi ti dichiara infinito amore, anche se è un vecchietto di ottantanni strafatto di Fentanest. Capita il cantante metal che sostiene che abbiamo salvato la sua carriera (rifacendogli il setto nasale, ma vabbè).
Capita di salvare il mondo rifacendo tette. Non seriamente, ma scontrandoti con una realtà di ragazze giovanissime devastate dalla chirurgia e dal cancro. Devi pensarla così. Non puoi farne a meno.
Capita di capire che nessuno dovrebbe morire in rianimazione nudo, indifeso, pieno di tubi e solo e che tutti abbiano diritto alla dignità di morire nel proprio letto.
Capita di trovarsi a pensare a quanto possa essere veloce un anno che passa. Capita che una sessione di laurea rivolti la tua vita come un calzino e che tu ti ritrovi ad inseguire il presente anzichè a viverlo.

Nessun commento:

Posta un commento